Salvatore Pinna, Segretario CGIL Provinciale Nuoro
La storia della CGIL Nuorese, affonda le proprie radici in patrimonio storico fatto da donne e uomini che hanno sempre lottato per la difesa e l’affermazione dei diritti dei lavoratori, a dimostrazione della nostra capacità di guardare avanti, per proporre nuove sfide, fornire - come sempre è stato nei momenti più difficili - l’intelligenza e le energie migliori del movimento sindacale alla causa della rinascita della nostra provincia. All’atto della mia nomina a Segretario Generale, trovo la collaborazione fattiva di un grande patrimonio umano, culturale e politico che rappresenta compiutamente il nostro sindacato rendendolo protagonista, sin dalla sua nascita, di ogni battaglia di civiltà e dignità che ha accompagnato la trasformazione democratica, sociale e produttiva delle nostre comunità. Una camera del lavoro che conta circa 23 mila iscritti , la più forte Organizzazione Sindacale della nostra Provincia. Un grande onore quindi ma anche un grande impegno e una grande responsabilità. In questi ultimi anni in particolare, la nostra Provincia si è notevolmente impoverita, siamo perciò chiamati a mettere in campo un grande sforzo programmatico, ideale, di passione civile a seguito dell’acuirsi di una crisi senza precedenti del nostro sistema produttivo. Per il nuorese la, questo significa la riscrittura di un nuovo Piano di Rinascita, di un patto sociale per riaprire un nuovo orizzonte su cui poter collocare le nostre specificità. Una diffusa precarietà sociale ha invaso ogni ambito della nostra vita, svilendo le intelligenze, le competenze e le aspettative di intere generazioni. Migliaia di giovani non trovano lavoro, il comparto industriale salvo rare eccezioni è stato smantellato, il mondo delle campagne è a rischio di sopravivenza,lo Stato si ritira dal territorio, il turismo non decolla ed il commercio e l’artigianato rischiano di scomparire, una realtà desolante quindi, un vero e proprio attacco alla democrazia, all’universalità dei diritti fondamentali, ai diritti del lavoro e della cittadinanza, alla coesione sociale. Il mio impegno, facendo tesoro dell’esperienze e delle capacità dei miei predecessori , in linea con le politiche della CGIL è quello di rimettere all’attenzione della politica delle Istituzioni e dell’’economia, la funzione sociale del lavoro, la sua centralità come strumento fondamentale di libertà di crescita, sviluppo ed emancipazione sociale, con una equa distribuzione di risorse verso i lavoratori e i pensionati, condizione necessaria e non eludibile per procedere sulla strada della ripresa. Una politica di sviluppo che sia prima di tutto una politica distributiva,in qui le risorse da utilizzare vadano reperite dove vi è stato arricchimento , speculazione, evasione, lavoro nero. Una Provincia senza industria, servizi avanzati, infrastrutture e fonti energetiche adeguate non ha futuro. Pertanto la CGIL nuorese ritiene indispensabile un profondo rilancio dell’industria e del terziario nei settori più strategici in Sardegna , attraverso politiche settoriali di sistema, in grado di aumentare il grado di innovazione contenuta nei prodotti, nei processi e nella stessa organizzazione produttiva. La nostra Provincia per essere competitiva non può indebolire la sua struttura industriale. Ciò presuppone un preciso e qualificato progetto di politica industriale basato su alcuni determinanti capisaldi quali la ricerca, l’innovazione tecnologica, la formazione e riqualificazione, le infrastrutture materiali e immateriali. Una strategia di politica industriale basata sull’innovazione e la ricerca per sostenere sia l’industria manifatturiera e quella agro alimentare. Le cause del declino sono molte e strutturali: mancanza di investimenti in ricerca, inadeguatezza del sistema formativo, nanismo aziendale, fragilità delle strutture proprietarie, carenza di infrastrutture, ristrettezza e parzialità del mercato creditizio, difficoltà di personalizzazione dei servizi alle imprese, svilimento delle funzioni propulsive e di accompagno delle pubbliche amministrazioni, mancanza di fonti energetiche pulite e a basso costo in grado di ridurre i costi di lavorazione delle aziende primarie, chimiche e lapidee di Ottana e Orosei. Una politica industriale lungimirante che punti ai suddetti “investimenti strategici”, è l’unica ricetta per far ripartire il treno dello sviluppo. La fuga dell’ENI dalla chimica di 15 anni fa, ha determinato per il nostro territorio una perdita di produzioni e di posti di lavoro, lasciando macerie, povertà inquinamento ambientale. Un esempio per tutte la vertenza infinita della centrale termoelettrica di Ottana. La situazione che si è determinata ad Ottana dopo la de-classificazione della centrale da parte di Terna, che rischia di compromettere la stabilità produttiva del più importante sito industriale della Provincia uno dei maggiori nell’isola e la cancellazione di tutte le realtà produttive presenti, che garantiscono un’occupazione di oltre 500 persone con un fatturato che si attesta sui 420 milioni di €. Tutti i problemi di quell’area, però, non si risolvono con la sola rivisitazione della posizione di Terna, che anche se importante non garantirebbe la stabilità futura del sito. Se a Ottana non si arriva alla costruzione di una nuova centrale a metano da 400 MW, che permetterebbe la nascita del terzo polo energetico regionale, quel sito avrà sempre una spada di Damocle sulla testa. Per questo occorre prima di tutto che la Regione Sarda approvi il nuovo Piano Energetico regionale è definisca le scelte energetiche future dell’isola alla luce del progetto GALSI e dell’entrata in funzione del cavo Sapei. In questi anni abbiamo cercato di contrastare con grandi lotte operaie, la fuga dell’ENI (quindi dello Stato) che ha lasciato macerie, cancellando realtà produttive importanti, licenziando centinaia di lavoratori e conducendo, fra l’altro, in maniera fallimentare le varie politiche di reindustrializzazione a partire dal Contratto d’Area che ha gestito direttamente con ENI-SUD, portando quasi tutte le imprese e garantendo sulla loro affidabilità. Con la fuga dello Stato abbiamo assistito anche al defilarsi della Regione Sarda, che ha preferito lasciare da sole tutte le realtà produttive rimaste, ad iniziare da quelle del settore tessile che è imploso trascinando con se quasi duemila dipendenti sparsi fra Macomer, Ottana e Siniscola. A questo quadro doloroso bisogna aggiungere anche la crisi delle campagne che ha visto il questi anni il settore primario regredire in maniera spaventosa, e la crisi del settore turistico. Nel nuorese sono stati cancellati anche tutti gli interventi infrastrutturali strategici,sia materiali che immateriali; infatti nessuna grande opera è attualmente in esecuzione e stanno venendo meno gli stessi presidi culturali che fino ad oggi possedevamo. Di fronte a questo scenario, che sta portando fra l’altro alla fuga i giovani, soprattutto quelli con una elevata istruzione, c’è da chiedersi quali politiche mettere in campo, come territorio nel suo complesso, per interrompere questo processo distruttivo? Fatto importante ma non esaustivo è l,accordo sulle aere di crisi che ha visto impegnati tutti gli attori del territorio (amministratori locali, organizzazioni economiche e sociali, partiti politici, associazioni di categoria, Camera di Commercio, Consorzi Industriali,i rappresentanti politici regionali e nazionali) per costruire, nelle quattro aree di crisi del nuorese (Macomer, Ottana, Nuoro e Siniscola), un progetto di filiera e di sviluppo locale che attraverso un’ azione formativa del capitale umano e una mirata animazione, stimolare la crescita imprenditoriale nei settori del turismo, dell’agro-alimentare, dell’artigianato, del commercio e dei servizi. All’interno di questo progetto sono finanziate anche una serie di infrastrutture funzionali a questa strategia. Questo naturalmente, anche se importante, non è però sufficiente a dare una vera spallata in avanti all’attuale situazione di crisi del nuorese. Io credo che sia venuto il momento di aprire, con fermezza, una vera e propria rivendicazione, oltre che nei confronti della regione, anche e soprattutto nei confronti dello stato, per quello che Terna sta facendo oggi e per quello che l’ENI ha fatto nel passato. Oggi il governo ha varato ( con il cosiddetto decreto Passera) il Piano per lo sviluppo e per la crescita. Negli articoli 23 e 27, vengono messi in campo una serie di strumenti che riguardano le aree dove è presente un processo di crisi industriale di carattere sovra regionale. Le quattro aree di crisi del nuorese, riconosciute dal legislatore regionale, dovrebbero, - secondo me, che da pochi giorni rappresento la CGIL di Nuoro -, aprire da subito un confronto con la regione e con il Governo per definire, all’interno dell’accordo sottoscritto, tutti gli interventi di carattere infrastrutturale e imprenditoriale da portare avanti , trovando un raccordo virtuoso con i progetti di Filiera, che verrebbero messi nelle condizioni, da questa nuova azione a regia nazionale e regionale, di rafforzarsi accrescendo le ricadute occupazionali e imprenditoriali. Se il nuorese non sarà capace di far diventare l’attuale la di crisi provinciale, come una questione di carattere nazionale, correrà il rischio di non trovare tutte quelle risposte necessarie al suo rilancio economico e sociale. Per questo sono dell’avviso che sia necessario estendere nelle prossime settimane questa riflessione a tutti gli attori di questo territorio e alla Regione sarda. Una verità è però evidente: senza una forte industria nella nostra isola non è possibile nessuna ripresa e nessuna crescita. Per questo la rivendicazione del sindacato sardo sul riconoscimento dell’insularità accompagnata da una politica industriale lungimirante che punti a “investimenti strategici”, può essere la ricetta per far ripartire il treno dello sviluppo. Affermare che l’industria è finita nella nostra isola, significa non valutare appieno le ricadute negative che ne potrebbero derivare ad iniziare dalla diminuzione di competitività con il resto del Paese. La Regione Sarda di fronte a questa grave crisi che sta facendo cambiare pelle alla nostra isola non può continuare ad assistere in modo passivo alla continua perdita di posti di lavoro e di imprese produttive. Per rilanciarlo servono investimenti infrastrutturali , politiche di continuità territoriale anche per le merci e pari opportunità nell’accesso alle fonti energetiche.Va rivendicato lo sviluppo del settore agro-industriale verticalizzando i prodotti di una agricoltura e di una zootecnia di qualità favorendo la nascita dei distretti e delle certificazioni di qualità. Servono investimenti nella viabilità, nei trasporti, nelle reti di telecomunicazione del servizio che postale devono generare nuove opportunità di sviluppo per le zone interne a partire dal comparto turistico che, diversificando l’offerta, ha l’opportunità di allargare la stagione,sviluppando una rete di accoglienza turistica nelle zone interne ingrandendo e qualificando l’intero sistema agrituristico. Il recupero dei centri storici, l’agricoltura, l’allevamento, la foresta, l’artigianato devono diventare anch’esse un opportunità di sviluppo che, valorizzi la grande qualità dell’ambiente, e verticalizzi produzioni che si impongano per qualità e genuinità. In questo senso va finanziato il progetto Supramonte che rappresenta ,per i paesi dell’area del Gennargentu,una concreta possibilità di sviluppo dal basso che potrebbe coniugare difesa dell’ambiente e valorizzazione dei saperi locali. Per tutto questo occorre una politica del credito più vicino alle esigenze del territorio. La conoscenza e il sapere rappresentano una componente essenziale per competere in una società come la nostra che ha l’ambizione di confrontarsi con il mondo,per questo è necessario unire le forze e richiedere il rafforzamento del sistema universitario a Nuoro, come scelta obbligata per avere nel territorio un centro pubblico di eccellenza che aumenti il numero di laureati e garantisca un istruzione pubblica di qualità accessibile a tutti. Pertanto un’attenzione particolare merita Il sistema dei servizi pubblici che vive una situazione di estrema difficoltà derivante soprattutto dall’idea che si è fatta strada in questi ultimi anni di considerare il lavoro ed i servizi pubblici non un valore ma solo un centro di costo da ridurre. Ciò sta’ producendo tagli indiscriminati che hanno ulteriormente accentuato le difficoltà presenti soprattutto nel nostro territorio, senza che ancora si intraveda una ipotesi di riforma in grado di rilanciare il sistema per renderlo più snello efficiente e vicino ai cittadini. Attenzione particolare merita lo stato di salute della sanità nuorese dove si deve rimarcare la mancata nascita del terzo polo sanitario che sanciva anche il potenziamento dei presidi sanitari esistenti. Oggi siamo di fronte ad un nuovo intervento che mostra la chiara volontà di favorire la sanità privata e smantellare il sistema sanitario pubblico, introducendo fra, l’altro, norme che rischiano di aumentare a dismisura la spesa sanitaria regionale. Quindi un nuovo Piano Sanitario regionale che deve contenere misure che rafforzino la sanità nuorese e i servizi interni e superino lo stato di precarietà in cui vivono centinaia di lavoratori utilizzati da imprese interinali nei settori logistici ed ausiliari. In conclusione abbiamo la consapevolezza che riprogettare lo sviluppo del nuorese non sarà impegno facile, né di breve durata; e questo richiede, innanzitutto, unità, costanza, determinazione, coraggio. Si tratterà di definire un nuovo protagonismo sociale, culturale e politico, della nostra azione di tutela collettiva ed individuale (anche grazie al rafforzamento del sistemi di servizi e del patronato), investendo nella capacità di essere interlocutore a tutti i livelli istituzionali, con particolare attenzione alle specificità di rafforzamento nel territorio come fattore di riorganizzazione della stessa democrazia e della saldatura tra diritti del lavoro e diritti di cittadinanza.