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Comunicato stampa per la crisi del nuorese

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Salvatore Pinna, Segretario Generale CGIL Nuoro

La crisi che da tempo investe, in maniera drammatica, tutte le aree del nuorese, merita un’approfondita riflessione che permetta di riaggiornare le nostre analisi e verificare quali strategie e quali strumenti mettere in campo oggi per evitare una pericolosa deriva occupazionale ed economica che ci collocherebbe automaticamente in una situazione marginale nel panorama regionale e nazionale. Partirei dalla situazione che si è determinata ad Ottana dopo la de-classificazione della centrale da parte di Terna, che rischia di compromettere la stabilità produttiva del sito e la cancellazione di tutte le realtà produttive presenti, che garantiscono un’occupazione di oltre 500 persone con un fatturato che si attesta sui 420 milioni di €.
Tutti i problemi di quell’area, però, non si risolvono con la sola rivisitazione della posizione di Terna, che anche se importante non garantirebbe la stabilità futura del sito. Se a Ottana non si arriva alla costruzione di una nuova centrale a metano da 400 MW, che permetterebbe la nascita del terzo polo energetico regionale, quel sito avrà sempre una spada di Damocle sulla testa.
Per questo occorre prima di tutto che la Regione Sarda approvi il nuovo Piano Energetico regionale è definisca le scelte energetiche future dell’isola alla luce del progetto GALSI e dell’entrata in funzione del cavo Sapei.
In questi anni abbiamo cercato di contrastare con grandi lotte operaie, la fuga dell’ENI (quindi dello Stato) che ha lasciato macerie, cancellando realtà produttive importanti, licenziando centinaia di lavoratori e conducendo, fra l’altro, in maniera fallimentare le varie politiche di reindustrializzazione a partire dal Contratto d’Area che ha gestito direttamente con ENI-SUD, portando quasi tutte le imprese e garantendo sulla loro affidabilità.
Con la fuga dello Stato abbiamo assistito anche al defilarsi della Regione Sarda, che ha preferito lasciare da sole tutte le realtà produttive rimaste, ad iniziare da quelle del settore tessile che è imploso trascinando con se quasi duemila dipendenti sparsi fra Macomer, Ottana e Siniscola.
A questo quadro doloroso bisogna aggiungere anche la crisi delle campagne che ha visto il questi anni il settore primario regredire in maniera spaventosa, e la crisi del settore turistico.
Nel nuorese sono stati cancellati anche tutti gli interventi infrastrutturali strategici,sia materiali che immateriali; infatti nessuna grande opera è attualmente in esecuzione e stanno venendo meno gli stessi presidi culturali che fino ad oggi possedevamo.
Di fronte a questo scenario, che sta portando fra l’altro alla fuga i giovani, soprattutto quelli con una elevata istruzione, c’è da chiedersi quali politiche mettere in campo, come territorio nel suo complesso, per interrompere questo processo distruttivo? tutti gli attori del territorio (amministratori locali, organizzazioni economiche e sociali, partiti politici, associazioni di categoria, Camera di Commercio, Consorzi Industriali, i rappresentanti politici regionali e nazionali) stanno portando avanti, nelle quattro aree di crisi del nuorese (Macomer, Ottana, Nuoro e Siniscola), un progetto di filiera e di sviluppo locale che dovrebbe, attraverso un’ azione formativa del capitale umano e una mirata animazione, stimolare la crescita imprenditoriale nei settori del turismo, dell’agro-alimentare, dell’artigianato, del commercio e dei servizi.
All’interno di questo progetto dovrebbero essere finanziate anche una serie di infrastrutture funzionali a questa strategia.
Questo naturalmente, anche se importante, non è però sufficiente a dare una vera spallata in avanti all’attuale situazione di crisi del nuorese.
Io credo che sia venuto il momento di aprire, con fermezza, una vera e propria rivendicazione, oltre che nei confronti della regione, anche e soprattutto nei confronti dello stato, per quello che Terna sta facendo oggi e per quello che l’ENI ha fatto nel passato.
Oggi il governo ha varato ( con il cosiddetto decreto Passera) il Piano per lo sviluppo e per la crescita.
Negli articoli 23 e 27, vengono messi in campo una serie di strumenti che riguardano le aree dove è presente un processo di crisi industriale di carattere sovra regionale.
Le quattro aree di crisi del nuorese, riconosciute dal legislatore regionale, dovrebbero, - secondo me, che da pochi giorni rappresento la CGIL di Nuoro -, aprire da subito un confronto con la regione e con il Governo per definire, all’interno di un accordo di programma, tutti gli interventi di carattere infrastrutturale e imprenditoriale da portare avanti , trovando un raccordo virtuoso con i progetti di Filiera, che verrebbero messi nelle condizioni, da questa nuova azione a regia nazionale e regionale, di rafforzarsi accrescendo le ricadute occupazionali e imprenditoriali.
Se il nuorese non sarà capace di far diventare l’attuale questione di crisi provinciale, come una questione di carattere nazionale, correrà il rischio di non trovare tutte quelle risposte necessarie al suo rilancio economico e sociale .
Per questo sono dell’avviso che sia necessario estendere nelle prossime settimane questa riflessione a tutti gli attori di questo territorio e alla Regione sarda.

 

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